"Big Fish" di T. Burton (2003) |
...e bla, bla, bla.
Beh, dopo questa pappardella introduttiva (che molto probabilmente avrete saltato già dopo le prime due righe), penso che sia giunta l'ora delle presentazioni. Ohnnnnnnooooo! Sì, sono una ragazza all'antica, mi piacciono tutte queste formalità. Nasco a Napoli 27 anni fa, città in cui ho lasciato il cuore all'età di 13 anni dopo essermi trasferita nella ridente Brianza monzese. Qui ho frequentato un pallosissimo quinquennio al liceo classico, il famigerato "Liceo Classico - Ginnasio B. U C I...o Z CC I...o in quelle poche volte che le lettere reggevano all'accidia dei bidelli, ZUCCHI". Da lì, il passo verso la mia passione, il cinema, è stato breve. L'ho studiato per cinque anni, ma soprattutto ho imparato a sventrarlo ed eviscerarlo con la minuzia di un medico legale. Fotogrammi, piani-sequenza, piano americano, campo lungo, la donna ragno, Neorealismo, Godard, Il tema degli animali in Kubrick, L'avventura e l'esperimento di Kulesov: questa è un po' di quella grammatica che ho acquisito in quegli anni, probabilmente i più intensi della mia vita.
Il cinema è stato da sempre il mio prozac.Sin da quando ero piccola, è stata la cura contro le mie paure, la noia, gli amici stronzi, le incertezze, le scelte esistenziali, eccetera, eccetera, eccetera. Ogni film ha al suo fianco un valore, una storia, un background, un significato. Sono sempre stata convinta che l'interpretazione di un film dipenda molto da uno stato mentale: non vi è mai capitato di provare sensazioni completamente opposte, guardando lo stesso film più di una volta?
...ed è soprattutto per questo che nasce A 24 fotogrammi.
Raccontiamoci un film.
O, se vi va, ve lo racconto io.
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