giovedì 12 aprile 2012

"Titanic" e la generazione X al quadrato

Jack: Dove la porto signorina?
Rose: su una stella.

(Titanic)


Locandina di "Titanic" di J. Cameron (1997)
Dopo 15 anni e per la seconda volta nella mia vita (potete non crederci, ma è così!), lo scorso martedì sono andata al cinema a vedere Titanic. In 3D. Ebbene sì, mi sono fatta infinocchiare anche io con la storia del 3D, una scusa banale per riportarmi indietro nel tempo, quando a 12 anni varcai la soglia di un cinema di Napoli in compagnia di due dei miei cari amici di infanzia (Gianfry, Fede...chissà se voi lo ricordate!). 


1998: 
Andare al cinema da soli, all'epoca, era una specie di evento, un momento in cui si iniziava ad assaporare le prime conquiste d'indipendenza dai genitori. Ho ancora vivido il ricordo: pagammo il biglietto, e la cosa che mi aveva colpita più di tutti era la coda inimmaginabile di mie coetanee già alla loro quinta/sesta visione. In realtà, già sapevo come sarebbe andata a finire, ma non volevo mancare a quell'appuntamento. Un po' per la curiosità (cosa spingeva tutte le mie amiche a tornare a rivederlo più di una volta?), un po' perchè anche io ho vissuto come il 99,9% delle mie coetanee la fase DiCaprio (e chi lo nega, è una bugiarda). Ci accomodammo nelle nostre poltrone di velluto rosso, metà sala al centro, sgranocchiando del lurido e unto popcorn. Parte il film. Le prime urla e applausi di pre-adolescenti in piena esplosione ormonale, già preparate all'idea di incrociare presto lo sguardo di Leo DiCaprio, come lo chiamavano sul Cioè.


Leonardo DiCaprio in "Titanic" di J. Cameron (1997)
Eccolo (La scena è quella della foto, ma l'inquadratura è quella più stretta...). Quel dettaglio degli occhi. Urla, sospiri, fiati mozzati. Ricordo di aver avuto anche io una sottospecie di tuffo al cuore, ma nella mia leggendaria riservatezza, ho trattenuto commenti e già mi immaginavo una fuga d'amore con lui, in qualche isola sperduta del mondo. Un po' come in Laguna Blu. Il film procede, viene presentata Rose, un'allora in evidente sovrappeso Kate Winslet, verso cui la buona parte delle mie vicine commentò: "Ma questa cicciona con LEO?". Nutrivo verso di lei sentimenti contrastanti: ero affascinata dalla sua bellezza (quei capelli rossi su quegli occhi azzurri e quel viso tondo e latteo) e dalla sua bravura, ma al tempo stesso la odiavo. La odiavo perchè era la protagonista di una storia d'amore favolosa e sapevo che per colpa sua, alla fine, Jack Dawson sarebbe morto. E' difficile la mente di una dodicenne, me ne rendo conto. Si va avanti, la lunga agonia del Titanic che poi si spezza in due, la mia ansia nei confronti della morte per annegamento (ed è forse uno dei motivi per cui oggi detesto viaggiare in nave), e la valanga di lacrime delle ragazze a me vicine. Io non riuscivo a commuovermi, mi sentivo un'ebete. Eppure sono una dalla lacrima facile. Ma non riuscivo a piangere e questo mi creava frustrazione: avevo una sala in evidente stato di calamità naturale e io mi limitavo a pietrificarmi nella sedia. E poi il gran finale: Jack e Rose si ricongiungono (in Paradiso?) e vissero tutti felici e contenti. FINE. Stacco: My heart will go on  di Celine Dion ci ha portato lentamente alla realtà. Commenti post-film, il giorno dopo a scuola e nelle settimane successive....



2012:


Kate Winslet in "Titanic" di James Cameron (1997)

In questi 15 anni,
Titanic è passato diverse volte in tv. Non mi è mai venuta voglia di riguardarlo, anche perchè avrebbe un po' rovinato l'atmosfera che avevo respirato in quel cinema anni prima e perchè quei maledetti stronzi che lo avrebbero poi mandato in onda lo avrebbero infarcito di pubblicità per bene, trasformando una visione di già 3 ore e un quarto in una versione più simile a Via col vento. E poi sono cresciuta, non mi sarei più emozionata come un tempo, Leonardo (ex Leo) DiCaprio ha costruito nel tempo una carriera d'attore decisamente più credibile, Kate Winslet non era più la chiappo-culona dai capelli rossi di un tempo (ma un'attrice incantevole, consumata e arricchita da ruoli successivi cuciti su misura per lei), James Cameron pensava ai suoi omini blu di Avatar...insomma, altra storia. Finchè due mie ex amiche mi hanno mandato una mail proponendomi un revival Titanic al Bicocca Village. Massì, ho detto, sono in ballo, rivederlo al cinema non era la stessa cosa del riguardarlo in tv. Andiamo. 
Primo deja-vù: mentre sedevamo al tavolo del multisala, in attesa di entrare, attorno a noi c'erano almeno una quarantina di ragazze (più o meno della nostra età) in evidente stato di eccitazione nel rivedere al cinema il famigerato Titanic. Ho buttato l'orecchio a un paio: "Questa sarà la ventesima volta che lo vedo, ma rivederlo al cinema come tempo fa è un'altra cosa...". "E poi Leo era così piccolo...." (LEO? era dagli anni Novanta che non sentivo più chiamare DiCaprio LEO!). Entriamo, ci accomodiamo nelle nostre poltrone rosse, metà sala al centro (secondo deja-vù), 35 minuti di trailer e pubblicità (MALEDETTI MULTISALA, FALLITE!!!!), e FINALMENTE inizia il film. Per la prima volta, ho osservato le inquadrature del relitto e ho provato un senso di angoscia reale. Poco dopo arriva la scena del ritrovamento del ritratto, e ho iniziato a ridere dentro di me ripensando a quei gridolini isterici a seguito dello sguardo di Leonardo DiCaprio. Terzo deja-vù: STESSA SCENA, STESSA REAZIONE DELLE SPETTATRICI con alle spalle 15 anni in più. OHCAZZO! Sono scoppiata a ridere!  Un silenzio tombale ha accompagnato l'intera visione del film (ad eccezione del povero fidanzato trascinato a forza dalla ragazza, devastato da 3 ore di evidente rottura di palle). Per tutta la durata del film ho osservato i due protagonisti, profondamente diversi oggi ma la cui bravura, comunque, faceva già capolino. Lo ammetto, mi sono sentita vecchia. 


E pensare che all'epoca Kate Winslet aveva l'età attuale di mia sorella... 


I due protagonisti oggi...i 15 anni sono trascorsi anche per loro!
E le battute che a quei tempi non avresti capito, non sentire il peso del lunghissimo affondamento (una sorta di doc minuto per minuto di quanto avvenne davvero quella notte, ma a 12 anni cosa poteva interessarti se non la storia d'amore palliativa?)...le lancette dell'orologio scorrevano e non me ne sono accorta affatto. Così come allora, nel gran finale non è comparsa neanche una lacrima (anche se attorno sentivo singhiozzare senza freni), ma questa volta è venuta a mancare la frustrazione. Siamo rimaste ad ascoltare My heart will go on comode nelle nostre sedie, e come allora, un po' per ricongiungerci con la realtà del mondo esterno. Sono uscita leggera leggera, pur consapevole di certe ingenuità in alcuni punti della sceneggiatura e di qualche errorino qua e là. L'occhio da amante del cinema non mi ha abbandonata neanche un minuto (ehhh, i 15 anni di più pesano eccome!), ma c'è una cosa che ho apprezzato in questa operazione:  mi sono ricongiunta con il mio passato e, lo ammetto, mi è piaciuto molto.


E sapere che molte di noi, in fin dei conti, sono ancora un po' sognatrici. 
Non a caso, il cinema è il mio ricostituente preferito.
Anche nelle piccole cose.





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